I 10 borghi abbandonati più suggestivi dell’Appennino
Scheletri di vecchie case appoggiati l’uno all’altro, tenuti in piedi da una vegetazione che sembra cresciuta apposta per non farli collassare. All’interno delle singole abitazioni, nella penombra di un raggio di luce che si fa strada tra le fessure di un tetto crollato, quel che resta di una vita passata. Una stufa nell’angolo della stanza, stoviglie a terra tra brandelli di pareti e foglie. Più in là, a pochi metri, una porta socchiusa sul vuoto spettrale di un’altra stanza fa intravedere ancora un vecchio letto matrimoniale, in ferro battuto, inclinato sopra un pavimento di travi di legno che stanno a poco a poco cedendo. Uno squarcio nella parete pericolante, là dove un tempo c’era una finestra, con architravi di sasso, infissi di legno e vetri lucenti. E nella stalla ancora gli attrezzi del lavoro nei campi.
È un viaggio straordinario che si perde nel tempo quello tra i paesi abbandonati dell’Appennino, alla ricerca di antiche borgate, oggi avvolte nel più profondo silenzio. Sono tantissimi i borghi perduti nelle nostre montagne, abbandonati da decenni, e oggi ridotti a qualche brandello di muro inghiottito dalla vegetazione.
Ogni comune conserva, nascosti, i suoi tesori, che il bosco si sta a poco a poco riprendendo.
A Frassinoro, nei pressi della frazione di Riccovolto, si trova Sant’Antonio, vecchio borgo di pastori e contadini, l’unico che ancora oggi rivive grazie alla passione del Gruppo escursionistico di Montefiorino. Il 17 giugno di ogni anno, i fedeli raggiungono la chiesetta settecentesca restaurata, dove viene celebrata la messa.
Nel comune di Pievepelago, sopra la strada che porta al lago Santo, si può visitare Casa Paretto, abitato fino al Dopoguerra, quando iniziò un lento e progressivo esodo che portò al suo spopolamento. Molti abitanti della zona sfollarono lassù, nascosti dal bosco, proprio tra il 1943 e il 1945.
E ancora, il borgo carbonaio della Mirandola, uno dei più suggestivi della Valle di Ospitale (Fanano), e il borgo delle Caselle, nella stessa valle. La Lezza (Riolunato), che ha conservato le ultime famiglie fino al 1972, e La Marina (Montecreto). Sempre a Montecreto, sulle pendici del monte Caprile, troviamo il bellissimo Casa Gherardi, e i vicini borghi di Rovinamala e Roncovecchio, oltre al suggestivo complesso archeominerario del monte San Michele, in località Tonarone, anch’esso testimone della vita in montagna nei secoli passati.
A Castellino di Riolunato ci sono Il Bosco, Gli Acquarini, Le Vigne e Il Tufo. Nel territorio di Roccapelago (Pievepelago) Per del Polo, Casa Ferioli e Casa Burchi. E vicino al già ricordato S. Antonio, si trovano Cà Picciriello, Cà Manzani, La Cervia, Cecconi, I Tegelli, Case Magnani, Cà Mengoni, Cà di Giorgi e Cà Scaglia.
Di un mondo contadino passato, devoto e coraggioso, scandito dai ritmi della terra e delle stagioni, quel che rimane oggi è un silenzioso ‘museo’ di una quotidianità montanara andata, forse per sempre, perduta. Restano le chiese, testimonianza di una ferrea devozione, le abitazioni, con camini freddi da decenni e oggetti intrappolati tra le macerie, e qualche fontana sorda. All’azione della natura, si aggiunge il saccheggio umano, che negli anni ha depredato i borghi, accelerandone l’inesorabile distruzione.
Periodicamente spuntano, proposti da enti turistici o comuni, progetti per la valorizzazione dei ‘borghi fantasma’, che si concludono ogni volta in un nulla di fatto. E nel frattempo non è impossibile trovare, in una casa che ancora regge i segni del tempo, un uomo solitario, sfuggito alla civiltà per vivere qualche giorno in un borgo abbandonato. Solo tra i fantasmi.
Il gruppo trekking La via dei monti sta organizzando alcune escursioni guidate alla scoperta dei borghi abbandonati dell’Appennino. Per informazioni: info@laviadeimonti.com, www.laviadeimonti.com, 3711842531.
Milena Vanoni
Casa Paretto. Foto di Milena Vanoni
Casa Burchi. Foto di Milena Vanoni
Sant’Antonio. Foto di Milena Vanoni
Adoro questi posti.
Qualche anno fa andavo in giro in mountain bike e ne scoprivo tanti.
È come se il tempo si fosse fermato……e tanto altro.
Sono interessato a girare, a sapere la loro storia,…..dopo questa tremenda pandemia ovviamente….
Saluti Massi..
Grazie mille Massimo per il tuo commento!
Si, i borghi abbandonati sono una meraviglia, rimani aggiornato perchè stiamo organizzando escursioni per tornare a scoprirli!
Unica precisazione, la Festa di Sant’Antonio è il 13 giugno (non il 17). E’ possibile che sia fatta nel weekend più vicino al 13 giugno, ma non saprei con certezza
Grazie Antonella, è sicuramente un refuso o un lapsus con l’altro Antonio che si festeggia il 17 (di Gennaio) :)))
Se ricordo bene la festa, qualora il 13 cada infrasettimana, si tiene il sabato successivo.
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