Rododendri in fiore sul Libro Aperto
Rododendri in fiore sul Libro Aperto. Il giro dei Pizzi
Il rododendro (Rhododendron ferugineum) è un arbusto alto fino a un metro, caratterizzato da foglie persistenti, ellittico-spatolate, di colore verde scuro sulla pagina superiore e bruno ferrugineo sulla pagina inferiore.
I suoi fiori con corolla rosso-purpurea sono caratterizzati da un intenso profumo che, da metà Giugno circa, va ad aggiungersi alla sinfonia odorosa delle erbe delle praterie d’alta quota.
La specie è ampiamente diffusa in Italia sull’arco alpino, mentre a sud delle Alpi lo si trova in poche ed isolate stazioni dell’Appennino tosco-emiliano, fra il parmense ed il modenese.
Questa situazione è dovuta al fatto che in Appennino il rododendro è presente in quanto specie relitta, cioè rimasta a testimonianza della flora di tipo alpino che ricopriva le vette d’Appennino durante l’ultimo periodo glaciale.
Nel modenese, una delle stazioni più conosciute e meglio conservate, dove si può ammirare la stupenda fioritura del Rododendro, è il versante nord del Libro Aperto.
Proprio qui siamo stati stamani, in ricognizione sul “giro dei Pizzi“, (itinerario che tocca Pizzo dei sassi bianchi, Pizzo delle stecche e sfiora il Pizzo della fontanina) che il gruppo trekking La via dei monti proporrà nel prossimo calendario estivo, sabato 30 giugno 2018, proprio con l’obiettivo di salire ad ammirare i rododendri in fiore.
L’itinerario parte dai Taburri, località che si raggiunge risalendo in auto da Fanano la valle del Fellicarolo.
A piedi si parte dal rifugio Taburri imboccando il CAI 445, lunghissimo sentiero di collegamento trasversale fra le valli del Fellicarolo e dell’Ospitale, che noi percorreremo per poche centinaia di metri. Giusto il tempo, superato il ponticello sul Doccione, di imboccare alla nostra sinistra il CAI 433 che sale verso il monte Serucca.
La salita procede continua senza però tratti particolarmente insidiosi, anche perché, appena superato il Serucca, il sentiero esce dalla faggeta per percorrere sul fianco l’aguzza mole del Pizzo dei sassi bianchi. E da qui in poi la fatica sarà sempre alleviata e ampiamente ripagata da panorami da levare il fiato.
Lungo il sentiero, a partire dai 1700m circa di quota, iniziamo ad incontrare i primi rododendri.
Già qualche arbusto meglio esposto sta mettendo fuori i primi boccioli. Anche le marmotte sono ormai in piena attività.
In breve ci troviamo alla nostra sinistra un ghiaione che ricopre il fianco dell’anticima del Libro Aperto. Qui siamo all’incrocio fra il CAI 433, che prosegue per circa 200 m fino ad innestarsi sul CAI 447 (sentiero di crinale fra il Cimone e il Libro Aperto), ed il CAI 435.
Lasciamo il 433 e prendiamo il 435, percorrendo in traverso tutta la testata della valle .
La salita è finita! non ci resta che goderci questo spettacolare paesaggio con le tipiche ondulazioni e vallette modellate dagli antichi ghiacciai.
In circa 20-30 minuti di buon passo (ma il mio consiglio è di non affrettarvi troppo. Soffermatevi e godetevi appieno ogni angolo di questo piccolo Paradiso) superiamo lasciandolo alla nostra destra un cocuzzolo isolato (monte Donato) e i primi faggi contorti dal vento ci annunciano che siamo arrivati al Pizzo delle stecche.
Alla nostra sinistra, in alto sul crinale, i costoni rocciosi del Pizzo della fontanina (monte Lagoni sulle carte CAI) incombono sull’ampio vallone de I Ghiacci e noi, sempre seguendo il CAI 435, svoltiamo a destra quasi ad angolo retto, superiamo in discesa una bella faggeta con esemplari monumentali (le stecche) e ci troviamo in un ampio pianoro solcato da un ruscelletto. Rientriamo in faggeta e velocemente ci abbassiamo di quota fino al rifugio Gran Mogol, a Serralta di qua, antico borgo ormai abbandonato. Qui il 435 termina innestandosi sul 445, sentiero ampio e agevole che seguiamo per circa un paio di kilometri (superando anche un guado piuttosto ampio) fino a trovarci nuovamente al punto di partenza.
Tutto l’anello ha una lunghezza di circa 8,5 kilometri con un dislivello di 600 m circa in salita e altrettanti in discesa. Il paesaggio spettacolare e la piacevolezza del sentiero però, quasi non vi faranno accorgere della fatica.
Stamani io e la fedele Briscolina l’abbiamo percorso in poco più di due ore, ma per farlo senza fretta e senza troppo faticare consiglio di percorrerlo nell’arco di un’intera giornata, magari gustandosi un buon pranzo al sacco proprio sotto il Libro Aperto.
Dimenticavo…la fedele Briscolina, tecnologicissima con il suo GPS, ha anche battuto la traccia del percorso. Se la volete…scriveteci!
Il calendario con tutte le altre escursioni dell’estate in Appennino lo trovate qui
Vi aspettiamo!
Per info e iscrizioni: 3711842531 oppure info@laviadeimonti.com