Vita delle marmotte: questione di fischi
Camminando sui sentieri delle zone più alte del nostro Appennino, oltre il limite degli alberi, capita spesso di udire il fischio delle marmotte. Se siete dei camminatori abituali, questa esperienza vi sarà capitata già molte volte. Ma avete mai provato a far caso a quanti fischi sentite? Quando torneremo a camminare per sentieri, se avrete modo di sentire il fischio delle marmotte, fate dunque attenzione… se il fischio è uno solo, fermatevi e guardate con attenzione verso il cielo: con un pizzico di fortuna e colpo d’occhio potrete assistere allo spettacolo dell’aquila reale in volo di caccia.
Ma andiamo con ordine.
La marmotta (Marmota marmota) è un mammifero tipico della fauna alpina. Si trovava spontaneamente sui nostri monti all’epoca dell’ultima glaciazione (fra i 16.000 e i 12.000 anni fa) poi, con il mutare del clima, come tante altre specie alpine si è estinta in Appennino.
Nel secondo dopoguerra alcuni nuclei di marmotta furono introdotti (in linea strettamente tecnica non possiamo parlare di reintroduzione, essendo trascorso molto tempo dal momento dell’estinzione) sul versante nord del Cimone e in altre aree sommitali del nostro Appennino. I primi fondatori si adattarono bene al nuovo contesto dando origine a quella che è oggi una popolazione diffusa su tutto il crinale.
Siccome ciò che mangia si trova in terra e ciò che la mangia vola nel cielo, la marmotta vive, da sempre, attanagliata da un dubbio amletico: guardare in terra e rischiare di morire negli artigli dell’aquila… o guardare per aria e rischiare di morire di fame? Un gran dilemma.
Un gran dilemma che la marmotta, approfittando della particolare struttura sociale della specie, risolve con grande eleganza.
Tutte le mattine, quando i membri della colonia escono dalle tane per la giornata di pascolo, alcuni individui non si inoltrano nei prati ma, rimasti all’imbocco della galleria della tana, restano in allerta a scrutare il cielo e il terreno intorno per scorgere l’arrivo di eventuali predatori. Dopo un certo tempo le vedette vengono sostituite e possono anche loro pascolare.
Quando una sentinella scorge un possibile pericolo avvisa subito le altre marmotte emettendo un allarme sonoro (fischio), la cui tipologia è diversa a seconda del tipo di pericolo. Per le marmotte intente al pascolo un predatore che si avvicini da terra è un pericolo relativo, perché è più facile riuscire a tenerlo d’occhio e scappare rintanandosi all’occorrenza nei rifugi. Ma il predatore alato per eccellenza, l’aquila reale, è un vero e proprio rischio mortale: quando la sua sagoma inconfondibile viene scorta all’orizzonte nessuna delle marmotte intente al pascolo, neppure la stessa sentinella, può essere sicura di aver scampato il pericolo finché si trova con la testa sotto il cielo.
Ecco che allora il sistema di allarme si adatta per fornire un’ulteriore informazione: non solo la presenza di un pericolo, ma anche e soprattutto la gravità del pericolo, per far sì che le compagne possano adottare la strategia difensiva migliore, con il più breve tempo di reazione possibile.
Solitamente quando sentiamo il segnale di allarme delle marmotte non udiamo un solo fischio, ma una serie cadenzata di fischi. Questo perché spesso siamo proprio noi, con la nostra presenza, a mettere in allarme la sentinella che avvisa le compagne di un possibile pericolo che si avvicina da terra, proprio con una serie prolungata di fischi. Possiamo facilmente scoprire se siamo noi la causa di allarme, perché se ci guardiamo intorno possiamo vedere la sentinella all’imbocco del suo rifugio, spesso in piedi, che ci osserva e continua a fischiare.
Il messaggio è: attente! C’è qualcuno che si sta avvicinando, teniamolo d’occhio e se serve fuggiamo.
Il pericolo dal cielo produce invece un solo potentissimo fischio che letteralmente taglia l’aria, emesso il quale, in un totale silenzio, anche la sentinella si butta immediatamente al riparo in galleria.
Messaggio inequivocabile: si salvi chi può!
Questo articolo fa parte del ciclo di storie “Le escursioni ai tempi del coronavirus”: una raccolta di aneddoti, racconti e nozioni naturalistiche online a cura delle Guide Escursionistiche de La via dei monti, per tenervi compagnia in questo momento di digiuno dalle escursioni. Leggerli sarà come partecipare ad una camminata virtuale con le nostre guide, pur restando a casa, in attesa di ritrovarci presto per sentieri.
Che bello. Non lo sapevo.
molto interessante – complimenti per la scrittura.
Il caso ha voluto che non vedessi mai marmotte in appennino modenese, ma solo in val d’Aosta. Quel giorno ho pensato “queste qui sono pagate dall’ufficio promozione turismo locale!” _ Erano 6 o 7, a meno di 10 mt., pigramente al sole e incuranti del mio gruppo. Sono restate lì sulle rocce accanto al sentiero per diversi minuti mentre fotografavamo. Davvero divertente!